domenica 27 marzo 2011

Una guerra di sopravvienza

La vita è tutto, non esiste un'essere intelligente che sia predisposto all'autodistruzione,  e anche le entità, come quelle politiche, sociali, religiose, evolvono piuttosto che perire,  magari si fondono con altre, ma faranno comunque l'impossibile pur di sopravvivere.

La classe dei petrolieri, non è da meno, i "petroliferi" sono ovunque, le nazioni vivono grazie ai combustibili fossili, alcuni stati sono passati dalla povertà più assoluta alla ricchezza più spudorat.

L'indotto che gira attorno al petrolio fornisce milioni di posti di lavoro, ricerca, estrazione, raffinazione, stoccaggio, distribuzione e vendita, si costruiscono motori che vanno a gasolio, per far funzionare le piattaforme che estraggono il petrolio, anche le raffinerie usano combustibile fossile per raffinare il petrolio, si costruiscono petroliere che usano altri derivati del petrolio, per distribuirlo ai consumatori.

Quello dei combustibili fossi, è ecosistema che vede la popolazione terrestre come ultimo anello della catena, ma il problema è che questo (poco) eco (e molto) sistema, si è talmente consolidato durante lo scorso millennio, che che spezzare questo ciclo (molto poco) virtuoso, sarà una delle battaglie più dure mai affrontate dall'umanità.

Quello che penso, in tutta onestà, è che la rivoluzione libica non abbia assolutamente nulla a che vedere con quello che sta succedendo in Siria, in Yemen e con la rivoluzione Egiziana.

addendum -
Non vorrei però che queste rivolte di piazza fossero istigate da forze più oscure, che di fatto puntano a minare l'influenza occidentale nel medio-oriente piuttosto che cercare la vera democrazia. Le votazioni in Egitto sono andate come molti non si aspettavano, pare che la riforma costituzionale abbia portato più verso l'integralismo islamico che verso una vera democrazia, e la situazione sta diventando ... esplosiva.


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